PIACENZA - XNL - 28 NOVEMBRE 2024

A Piacenza ci è successa una cosa bellissima. Anzi due. 

Ci hanno dato un premio, il Premio Pulcheria, e noi lo abbiamo ricevuto tutte nude!

E poi una nostra spettatrice ha scritto un pezzo molto bello, che descrive come ha vissuto la serata. E ci fa molto piacere condividerlo qui. Grazie Kekeba.



 

LEI CAMMINA E PARLA
Lei prende e indossa. Prende gli stivali di un’altra donna e le indossa. Prende il cappotto di un’altra
donna e lo indossa egregiamente, è fatto su misura per lei. E lei mentre cammina e parla da sola si
sente bene negli stivali di un’altra donna, nel cappotto di un’altra donna. E poi, prende la cuffia di
un’altra donna e la borsa di un’altra ancora.
Lei è bella. Ma non bella solo esteticamente, lei è bella perché emana lo splendore di chi con
disinvoltura, naturalezza e coraggio ha deciso di mettersi nei panni di altre, non solo
metaforicamente ma anche realmente.
Immaginatevi per un secondo un mondo in cui possiamo liberamente andare in giro, camminare e
parlare da sole e chiedere a questa e all’altra di prestarci i loro vestiti e indossarli. Immaginatevi che
bellezza.
E lei però piano piano inizia a restituire tutto, perché insomma diciamola tutta, non è facile stare nei
panni delle altre. Ma lei vuole la borsa, quella la vorrebbe per sempre forse per contenere tutti
nostri fardelli e tutte le nostre preoccupazioni.
E in sala si ride, c’è confusione. C’è un grande fermento perché c’è la consapevolezza che sta per
esplodere una bomba, una bomba enorme, ma non di quelle che uccidono gli animali, le persone, le
piante, le creature viventi e non viventi ma una di quelle che restituisce il respiro.
Loro sul palco sono nude e noi sedute ancora di più.
Iniziano a denudarsi. Iniziano a spogliarsi. No no, non si parla solo di indumenti. Si parla di
insicurezze, di paure, di imposizioni, di costruzioni, di disagi, di ingiustizie. Una ad una si rivelano
nella loro unicità e complessità eppure tutte insieme sono un’unica sagoma ben definita.
Fino ad ora ho continuato ad usare un “noi” ed un “loro” solo per comodità. Ma adesso spiego
realmente come sono andate le cose. Il palco non ha mai rappresentato un divario perché non è mai
esistito né un palco né un noi e un loro. Tutte le presenti in sala facevano parte di quella sagoma ben
definita e ne facevano parte anche chi in sala non c’era, chi era altrove chissà in quale punto del
globo a dormire, ballare, cucinare, camminare e parlare (magari da sola).
Chiamarlo spettacolo (senza nulla togliere agi spettacoli di qualsiasi tipo) è seriamente riduttivo,
“evento” suona male perché in quel lasso di tempo non è successo un “evento” ma se mai degli
“eventi”.
Quindi dato che mi sto ostinando a voler dare una definizione a quella serata, l’unica che ho ora è
questa:
è stata una bomba che ha restituito il respiro. 


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